07 Ago Ripartire dal lavoro di strada
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Buongiorno a tutte e a tutti,
E’ un piacere essere qui, in forma virtuale, chiaramente, perché al momento mi trovo in Italia. Mi ha fatto molto piacere ricevere l’invito a partecipare a questo incontro internazionale di scambio di esperienze inter-istituzionali a favore dei bambini migranti in stato di abbandono sociale.
Questo invito mi dà l’opportunità di fare insieme a voi una riflessione su un tema così significativo come la situazione dei bambini di strada in America Latina, specialmente in Messico, ma anche in tutto il mondo, dove si sviluppa sempre di più un triste scenario.
In Messico, soprattutto il DIF (Desarrollo Integral para la Familia) nazionale e organizzazioni internazionali come UNODC e UNICEF registrano che siamo di fronte ad un aumento del numero di persone che vivono in situazioni di povertà estrema. 7 milioni di bambini e adolescenti (il 10% di tutti i bambini del Paese) vivono in situazioni di povertà estrema. Così come situazioni di povertà estrema si incontrano nelle comunità indigene.
Un altro grande tema è il lavoro minorile. Si parla di 2,5 milioni di bambini e adolescenti dai 5 a 16 anni costretti a lavorare. 1 su 4 in attività a gestione familiare e la metà senza ricevere la minima remunerazione. Per arrivare al tema drammatico, soprattutto in questo momento, della migrazione infantile. Più di 60 mila bambini adolescenti sono stati rimpatriati dagli Stati Uniti e più di 40 mila, che arrivano alla frontiera sud di Centro America in particolare da Honduras, Salvador e Guatemala, si ritrovano a vivere per strada. Questo significa che siamo di fronte a una totale violazione dei diritti dei bambini e adolescenti che vengono poi rimpatriati in Paesi dove insistono situazioni di grande povertà e conflitto sociale.
Esiste poi il problema della tratta dei bambini adolescenti. I dati della Commissione Nazionale dell’infanzia parlano di circa 20 mila bambine e bambini coinvolti nella tratta (dati della camera dei deputati, 2012) un dato drammatico. Per concludere questo scenario, dobbiamo parlare anche della dimensione della violenza infantile, che si verifica all’interno deRille famiglie, tra pari e tra vicini di casa.
Questi i temi della Conferenza, cui si può portare un grande contributo in termini di riflessioni, metodologie ed esperienze. Credo che la strada sia la grande incredibile ombra che ingloba moltissimi bambini e adolescenti. La strada, paradossalmente, è un luogo non sicuro, ma allo stesso tempo, l’unico luogo sicuro, per i bambini adolescenti che sulla strada si sentono più protetti che in altri spazi. La strada è come una eredità lasciata dai genitori e dai nonni che hanno vissuto in strada esattamente come i loro figli.
Non ci sono dati per il Messico, ma si parla di moltissime decine di bambini e adolescenti nelle strade e la Commissione per i Diritti dell’Infanzia parla di almeno 70-80 mila bambini e adolescenti messicani, o migranti, che vivono per strada. Non è chiaro, ma sicuramente oggi esiste una grandissima canalizzazione di bambini migranti sulle strade, che vivono in situazioni di povertà, sono clandestini migranti, tossicodipendenti, vittime di tratta e sfruttamento sessuale, lavorativo e nell’accattonaggio. Per questo possiamo parlare di moltissime persone che stanno nelle strade delle nostre città, qui a Città del Messico sicuramente nel perimetro del centro storico, anche nei pressi delle uscite della metro e in molte altre zone della città.
Cosa si può fare a riguardo? Gli interventi in ambito politico non sono molti, non ci sono dati obiettivi che siano il risultato di indagini scientifiche. Purtroppo le politiche sono ancora molto altalenanti, frammentate e discontinue, nonostante si sia iniziato un importante lavoro con il DIF (Desarrollo Integral para la Familia) nazionale e svariati organismi tra cui le Nazioni Unite, in particolar modo UNICEF Mexico. Però ci sono ancora tante strade da percorrere.
Ho la triste sensazione, ma posso sbagliarmi, che gli interventi a favore di bambini e adolescenti nelle strade, siano interventi più “estetici” che operativi ed effettivamente efficaci. Si parla molto del lavoro di strada, si fanno video, conferenze, campagne, ma concretamente come stiamo lavorando con i bambini che vivono nelle strade per trovare delle soluzioni reali, per diminuire la drammaticità delle loro condizioni di vita, l’abbandono, la mancanza di un impiego, l’impossibilità di svolgere le azioni quotidiane più basilari come lavarsi, fare il bucato, nutrirsi e immaginare un futuro?
Per questo il lavoro di strada è fondamentale, è un elemento importante che stiamo portando avanti in molte parti del mondo da tanti anni. In Europa e in particolare in Italia, dove opero con la mia associazione, On the Road Onlus, ma anche in America Latina, con la rete Dinamo, con la RIDIACC, la stessa rete che ha organizzato oggi questa conferenza, ma anche il lavoro che stiamo facendo in paesi come Bolivia e Perù. Ci sono tante esperienze che si possono mettere insieme perché il lavoro di strada venga approcciato in maniera scientifica. Un obiettivo che ha bisogno di un elevato livello di formazione e immersione nel lavoro sul campo.
Lavoro di strada con bambini e adolescenti significa allo stesso tempo azioni di animazione, di educazione, di riduzione del rischio e del danno che passa attraverso la costruzione di un legame di fiducia. Si veda per esempio l’esperienza brasiliana del Circo Sociale che si sta sviluppando da molti anni, ma anche la costruzione di eventi, feste, l’implemento della sicurezza urbana, la mediazione di conflitti all’interno del barrio, e infine, l’esperienza già iniziata grazie anche al mio coordinamento, insieme alla Cooperazione Italiana allo Sviluppo, in Guatemala, Nicaragua, Salvador, Honduras: l’impresa di strada. Che significa? Che gli abitanti della strada, bambini e adolescenti prima di tutto, che spesso vengono sfruttati dalla criminalità organizzata, diventano imprenditori di strada grazie a progetti di micro imprenditoria che permettono loro di passare da una condizione di abbandono e di emarginazione ad una condizione di autonomia. Un forte cambio di paradigma. Quindi, ci sono moltissime esperienze sul campo che possiamo presentare nel seminario che andremo a svolgere oggi, da cui tutti potranno trarre stimoli di crescita.
Sono molto dispiaciuto di non poter essere oggi insieme a voi, ma sicuramente la Fundación Centro Historico, con la quale sto lavorando, raccoglierà tutti gli stimoli e le esperienze emerse nel corso della giornata.
Credo che il lavoro di strada ci insegni molte cose, sicuramente una in particolare, che ho imparato da quando ho iniziato a fare lavoro di strada negli anni ottanta. Che la vera sfida oggi è una sfida politica e istituzionale e ci chiama in prima linea come società civile a unire pubblico e privato e lavorare per un cambiamento strutturale, perché i bambini e gli adolescenti possano crescere in modo autonomo, armonico, e soprattutto, essere felici. Per questo il lavoro di strada ci insegna un’unica grande cosa, a pensare con i piedi. Che significa? Camminare, stare sulla strada, incontrare bambini e adolescenti e dare loro fiducia, e una grande capacità di sognare. Un sogno che significhi realtà per una vita futura, che sia un’esperienza di vita positiva per tutti.
Vi ringrazio della possibilità che mi avete offerto qui oggi e mi congratulo per la realizzazione di questa iniziativa che è sicuramente di grande importanza a livello internazionale.
Buona giornata a tutti
Grazie
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