Quinto Foro Internacional de Finanza Eticas

In questi giorni sono intervenuto al V Foro Internacional de Finanza Etica che si è tenuto presso l’Universidad de Guadalajara in Messico.

In questo video è disponibile il mio intervento il lingua spagnola.

Qui un breve abstract in italiano

Il mio apporto al tema della finanza etica è quello di una persona che lavora da più di 30 anni a livello nazionale e internazionale nell’ambito dell’intervento sociale, soprattutto sul campo con persone in situazioni di alto rischio. Credo che l’economia sociale sia uno degli elementi fondamentali che ha accompagnato la mia vita nella realizzazione di progetti fondamentali.

La finanza etica è un risultato che in Italia abbiamo raggiunto da molti anni come frutto di un percorso molto ampio e articolato. Dobbiamo, prima di tutto, riflettere sul concetto di economia e su quello di solidarietà che sembrano concetti molto distanti. Ma l’unione di questi due concetti è utopia, illusione o realtà possibile?

Credo che sia importante ragionare a livello terminologico. A questo proposito, mi piace molto la definizione utilizzata dalla segreteria di economia solidale del Brasile, che dice che l’economia solidale è una forma diversa di produrre, vendere, scambiare e comprare ciò che è necessario per vivere senza sfruttare l’altro, volendone trarre vantaggio, senza danneggiare l’ambiente, ma cooperando e rinforzando il gruppo, pensando al bene della collettività e non solo al proprio tornaconto personale.

Significa che dobbiamo produrre beni e servizi con modalità imprenditoriali e professionali, ma producendo benefici a favore della comunità, garantendone un’ampia partecipazione all’interno dei processi decisionali, costruendo una rete formata da una molteplicità di attori pubblici e privati, formali e informali, e formando una cultura del benessere lavorando in un contesto di sviluppo locale.

Ciò significa che l’economia sociale è un concetto, e un’azione, di livello strutturale: un disegno integrato. Pertanto, finanziare un intervento di carattere sociale, non da automaticamente all’impresa il diritto di chiamarsi impresa sociale. Se quest’impresa non compie azioni strutturate in difesa dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori o della comunità in cui si colloca, come possiamo parlare di impresa socialmente responsabile?

L’economia sociale si sviluppa in varie tipologie: cooperativa, impresa sociale, finanza etica, impresa socialmente responsabile, società di micro-credito. Partendo da qui, si arriverà alla finanza etica dopo questo lunghissimo percorso. Sicuramente alcune esperienze significative di economia sociale hanno dato un grosso contributo alla definizione degli elementi strutturali della finanza etica in Italia. Per citarne alcuni, una forte presenza di movimenti sociali, una forte presenza del terzo settore e del volontariato, un ambiguità del ruolo pubblico e un azione sostitutiva da parte del privato sociale, e infine, un’economia in forte trasformazione, caratterizzata da uno sviluppo a due velocità, mercato nero e economie illegali.

I dati del 2015 ci dicono che in Italia esistono circa 400 mila imprese sociali. Di queste, 80 mila sono cooperative e più di 330 mila sono organizzazioni non profit. Queste rappresentano circa l’8% delle imprese attive in Italia. Durante la crisi in Italia, sono cresciute le imprese sociali di più di 70 mila unità., mentre le imprese pubbliche sono calate del 20 %. Questo è un buon indicatore per la finanza etica, che vede nell’impresa sociale un solido settore di investimento, con ingressi complessivi per circa 3 mila milioni di euro e un occupazione di circa 2 milioni di persone.

La legge 381 nel 1991 permette di costruire un’impresa sociale, con la quale abbiamo l’opportunità di costruire realtà che si occupano della realizzazione di attività finalizzate all’inserimento lavorativo di persone vulnerabili diversi settori: industria, commercio, servizi , agricoltura. Significa che in Italia persone in condizioni di vulnerabilità, disabili, bambini di strada, tossicodipendenti, ex detenuti possono diventare imprenditori, come parte di una cooperativa sociale.