Primo marzo, ritorna lo Sciopero nazionale degli stranieri

Primo marzo, ritorna lo Sciopero nazionale degli stranieri

Anche quest’anno i lavoratori immigrati incroceranno le braccia il primo marzo. Lo “sciopero” degli stranieri, lanciato per la prima volta lo scorso anno come mobilitazione e protesta sociale, torna anche nel 2011 per ricordare il valore economico del lavoro prodotto dai quasi 5 milioni di immigrati che vivono in Italia e per chiedere una serie di interventi legislativi, con l’obiettivo di promuovere una maggiore consapevolezza culturale e un miglioramento della situazione sociale.

La giornata del 1 marzo era nata l’anno scorso ponendo ai cittadini italiani una provocazione: cosa succederebbe se tutti i lavoratori stranieri incrociassero le braccia? E se insieme a loro anche gli italiani protestassero contro il razzismo istituzionale e tutto ciò che ne consegue? Domande che il Movimento Primo Marzo (che riunisce “immigrati, seconde generazioni e italiani, accomunati dal rifiuto e dal razzismo dell’intolleranza e della chiusura che caratterizzano il presente italiano”) ripropone anche per il 2011, chiedendo la fine della “politica dei due pesi e delle due misure, nelle leggi e nell’agire delle persone”. Con la protesta si chiede il superamento della legge Bossi-Fini, il riconoscimento della cittadinanza per chi nasce o cresce in Italia, il diritto di voto amministrativo per gli immigrati, la chiusura dei Cie, ma anche l’approvazione di una legge che tuteli rifugiati e richiedenti asilo. Anche stavolta il colore di riferimento della protesta è il giallo, considerato il colore del cambiamento e scelto anche per la sua neutralità politica, da indossare come segno di riconoscimento, anche con un semplice nastro o braccialetto.

Un mese prima dell’appuntamento del 1 marzo, al Forum sociale di Dakar, in programma dal 31 gennaio al 6 febbraio sarà presentata e votata la Carta mondiale dei migranti, alla cui stesura ha partecipato anche il Movimento primo marzo. “Un documento – spiega il coordinatore del progetto Jelloul Ben Hamida – scritto collettivamente da migranti di tutto il mondo, con l’obiettivo di affermare il diritto degli esseri umani a muoversi liberamente per il pianeta e a scegliere dove fermarsi”. Quattro anni di lavoro, 5 mila persone coinvolte, per una “Carta di principi e non rivendicativa, diversa dalle Convenzioni internazionali che già esistono in materia, poiché è costruita dal basso, dai migranti stessi, a partire dall’intuizione di un gruppo di ‘sans papier’, a Marsiglia, nel 2006”.