16 Giorni di Attivismo Contro la Violenza di Genere

16 Giorni di Attivismo Contro la Violenza di Genere

La Campagna internazionale “16 Giorni di Attivismo Contro la Violenza di Genere” è nata con il primo Istituto per la leadership mondiale delle donne, sostenuto dal Center for Women’s Global Leadership (CWGL), attivo dal 1991.  Le due date, 25 novembre (Giornata internazionale contro la violenza sulle donne) e 10 dicembre (Giornata internazionale dei diritti umani) sono legate per sottolineare che la violenza di genere è una violazione dei diritti umani.

Di seguito, parte del testo che ha lanciato la Campagna per il 2010.

Quest’anno ricorre il ventesimo anniversario della Campagna “16 Giorni di Attivismo Contro la Violenza di Genere.” Anno dopo anno, nuovi soggetti si sono aggiunti alla “Campagna 16 Giorni” per portare il loro contributo alla conoscenza delle differenti forme di violenza commesse contro le donne, a livello locale, nazionale e mondiale. L’attenzione che la violenza di genere ha ricevuto è una testimonianza delle forti energie e delle efficaci mobilitazioni realizzate dalle attiviste e dagli attivisti per la protezione dei diritti delle donne nel mondo. Eppure, malgrado questa maggiore presa di coscienza, il numero delle violenze e degli abusi contro le donne è allarmante ed emergono, anzi, nuove forme di violenza. Noi, in quanto diffensore/i dei diritti umani delle donne, abbiamo la responsabilità di osservare più da vicino le strutture che permettono alla violenza di genere di esistere e persistere. Dopo diverse consultazioni con attiviste/i, organizzazioni ed esperte/i di tutto il mondo, il militarismo è apparso come la struttura chiave di perpetuazione della violenza.

Benché esistano diversi modi per definire il militarismo, la nostra definizione di base descrive il militarismo come un’ideologia che crea una cultura di paura e giustifica e favorisce la violenza, le aggressioni o gli interventi militari per risolvere conflitti ed imporre interessi economici e politici.

È un’ideologia che molto spesso ha conseguenze gravissime per la sicurezza delle donne e della società in generale. Il militarismo è un approccio caratteristico che influenza la maniera di osservare il mondo; cambia la percezione del prossimo, della famiglia e dell’intera vita pubblica.

Abbracciare il militarismo è dare per scontato che ognuno ha nemici e che la violenza è un mezzo efficace per risolvere i problemi. Non opporsi a questo modo di pensare miltarista implica il perpetuare certe forme di mascolinità, il lasciare che le gerarchie di potere restino al proprio posto, ed accordare l’impunità agli autori delle violenze contro le donne in tempi di guerra. Ridurre il militarismo significa ispirare idee più ampie su una sicurezza vera, significa accrescere la partecipazione delle donne alla sfera pubblica, e creare un mondo costruito su rapporti autentici di fiducia e cooperazione, e non sulla vendita competitiva delle armi.

C’è un bisogno urgente di affrontare la questione militarista in tutta la nostra società. Il militarismo non solo ha conseguenze materiali ed istituzionali, ma anche culturali e psicologiche, più difficili da misurare. Guerre, conflitti interni, e repressioni violente di movimenti di giustizia sociale e politica – che risultano tutti dalla cultura del militarismo – hanno un impatto particolare e spesso sproporzionato sulle donne. Lo stupro è usato come una tattica di guerra per creare paura e per umiliare le donne e le loro comunità. Ma la violenza sessuale è solo una delle forme di violenza che le donne e ragazze affrontano attraverso il continuum di violenza che esiste prima, durante e dopo l’apparente fine di un conflitto. Il militarismo non finisce né comincia in zone di guerra, né si limita alla sfera pubblica.

Anche regioni che non conoscono situazioni di conflitto diretto sono vulnerabili al militarismo; inviano truppe, producono e vendono armi, e investono nelle forze armate di governi stranieri piuttosto che nel sostegno agli sforzi di sviluppo. Questi governi hanno priorità distorte; spendono un’alta percentuale del loro bilancio in spese militari e in armi piuttosto che nei settori sociali come l’istruzione, il servizio sanitario, il lavoro e lo sviluppo, che permetterebero una vera sicurezza per le donne.

Per queste ragioni, il tema internazionale della Campagna 16 Giorni è:

Le strutture della violenza: definire le connessioni tra militarismo e violenza contro le donne.

Siamo coscienti che questa campagna non sarà facile da affrontare, e che molte attiviste e molti attivisti potrebbero essere esposti a reazioni negative e brutali per il loro lavoro. Il Centro per la leadership globale delle donne (Center for Women’s Global Leadership – CWGL) esorta le attiviste e gli attivisti a considerare la loro sicurezza con la massima attenzione mentre collaborano a questa campagna. Il CWGL continuerà a fornire risorse e informazioni generali:

http://www.cwgl.rutgers.edu