Ratificata la Convenzione di Varsavia contro la Tratta di esseri umani

Ratificata la Convenzione di Varsavia contro la Tratta di esseri umani

La Camera dei Deputati ha ratificato lo scorso 3 giugno la Convenzione di Varsavia per la lotta contro la tratta degli esseri umani in tutte le sue forme sia in ambito nazionale che internazionale. La Convenzione permetterà di affrontare il tema della tratta in un’ottica europea ponendo in risalto che la tratta costituisce una violazione dei diritti umani e un affronto alla dignità e all’integrità delle persone.
La Convezione di Varsavia – siglata a Varsavia il 16 maggio 2005 e recepita lo scorso 5 febbraio dal Consiglio dei Ministri –costituisce uno degli strumenti internazionali più completi ed aderenti alla complessità del fenomeno. Con la ratifica le previsioni della convenzione diventano esecutive in Italia.

Obiettivi della Convenzione sono la prevenzione e la lotta contro la tratta degli esseri umani in tutte le sue forme, sia in ambito nazionale che internazionale, collegate o meno alla criminalità organizzata, ed in relazione a tutte le vittime, siano esse donne, bambini o uomini.

La Convenzione non riguarda unicamente la tratta a fini di sfruttamento sessuale, ma anche il lavoro forzato ed altre pratiche di traffico illecito delle persone. Il principio fondamentale riguarda, quindi, la protezione e la promozione dei diritti delle vittime, che devono essere assicurate senza alcuna discriminazione di sesso, razza, colore, lingua, religione, opinioni politiche, difendendo la propria origine nazionale o sociale, l’appartenenza a una minoranza nazionale, la proprietà, la nascita o altra situazione.

Gli scopi perseguiti dalla Convenzione sono riassunti nella formula della quattro P
1. Prevenire la tratta;
2. Proteggere i diritti umani delle vittime;
3. Perseguire gli autori del reato;
4. Promuovere la cooperazione internazionale.

La Convenzione prevede: misure assistenziali a favore delle vittime (assistenza medica e psicologica; supporto per la loro reintegrazione nel tessuto sociale d’origine; risarcimento dei danni subiti); la possibilità di rilasciare permessi di soggiorno alle vittime, sia per ragioni umanitarie sia per consentirne la cooperazione con le autorità; la previsione della responsabilità penale, civile o amministrativa delle persone giuridiche per il reato di tratta; tale responsabilità non pregiudica quella penale delle persone fisiche che hanno commesso il reato; la cooperazione tra autorità pubbliche, organizzazioni non governative e membri della società civile, al fine di prevenire la tratta e di proteggere le vittime; la necessità di condurre campagne di sensibilizzazione verso le potenziali vittime di tratta.

Tra le misure innovative, si segnala, inoltre, l’istituzione di un periodo di recupero e riflessione di almeno trenta giorni, al fine di consentire alla vittima di sottrarsi all’influenza del trafficante, unitamente alla possibilità di punire i clienti delle vittime di tratta per aver beneficiato delle relative prestazioni. Il monitoraggio dell’attuazione della Convenzione è affidato ad un gruppo di esperti indipendenti (GRETA).

Nel mondo le vittime della tratta, come riporta il sito del Governo, sono stimate in 2,7 milioni, di cui l’80 per cento costituito da donne e bambini. In Europa sono circa 500.000 e in Italia più di 30.000.

La Convenzione di Varsavia si ispira alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, nonché alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale ed al relativo Protocollo aggiuntivo contro la tratta delle persone, volto a prevenire, reprimere e punire la tratta delle persone, in particolare, delle donne e dei bambini, approvati a New York il 15 novembre 2000.